Champagne Drappier: histoire, terroir et passion

Ad una magistrale lezione sullo Champagne ricordo molto bene quando ci fu spiegato quali ragioni fanno della bolla d’Oltralpe un vino inarrivabile e, semmai, il riferimento assoluto per chi fa metodo classico in tutto il mondo.

Tali ragioni sono la storia dello Champagne, il suo terroir e la passione dei vigneron.

Nella nostra visita con degustazione ad una delle maison di riferimento dell’Aube, ho avuto il piacere di  sperimentare quanto questi fattori si fondano nel bicchiere per donare anima e classe allo Champagne, tanto da rendere vani e fuori luogo paragoni con le “altre” bollicine.

Sto parlando della maison Drappier, con sede nel piccolo villaggio di Urville: si trova nel dipartimento dell’Aube, a pochi chilometri da Bar-sur-Aube.

Ci accoglie l’attuale proprietario Michel Drappier: seppur distinto e competente è sempre sorridente e di una simpatia contagiosa. Ha voglia di scherzare, riuscendo a far sentire tutti i visitatori a loro agio.

Michel ci accompagna a visitare le cantine storiche della maison lungo un bellissimo percorso, ben consapevole della varietà dei visitatori presenti e della propensione di alcuni a ritenere la vista una specie di tour dei sotterranei.

Ho detto maison perché, come prevede la legge Francese, Drappier ha una buona percentuale di uve da vigne non di proprietà (circa 50 ha di proprietà e 40 ha di viticoltori conferitori), ma stiamo parlando di una famiglia di vigneron molto importante, con una lunga storia di vinificazione iniziata nei primi anni del 1800 fino all’attuale generazione con Michel ed i suoi tre figli che ne rappresentano ben l’ottava.

La storia: le cantine, che sono ai piani inferiori dell’abitazione della famiglia Drappier, furono fatte costruire nel 1152 da Bernardo Di Chiaravalle che, arrivato da Digione, fondò l’abbazia di Clairvauxh e utilizzò queste cantine per la conservazione del vino: a quel tempo si trattava di un vino rosso e fermo. Il cosiddetto Vin da Bar, già molto apprezzato dal re di Francia, viaggiava verso Parigi su bastimenti che scendevano lungo il corso dell’Aube e della Senna.

Il terroir: siamo nel territorio di Urville, particolarmente vocato al Pinot Nero che, guarda caso, fu introdotto proprio dai cistercensi dalla Borgogna. Qui il clima è fresco, anche se leggermente più mite del nord della Champagne; le colline molto morbide ed i terreni composti di marne e calcari Kimmeridgiani hanno molto in comune con quelli del nord delle Borgogna (Chablis) e donano al Pinot nero un fruttata croccantezza e morbidezza. Il Pinot nero è il vitigno principale di questa regione ed è anche quello a cui la famiglia Drappier è rimasta fedele: il Carte D’Or Brut, (con minimo l’80% di pinot nero) è espressione autentica dello stile Drappier.

Michel ci spiega in un buon Inglese e con parole semplici come intendono fare Champagne, con alcune scelte di produzione davvero uniche e interessanti: da ciò che sto per raccontarvi emerge tutta sua grande passione, che, non dimentichiamo, è il terzo e non meno importante fattore per fare un grande Champagne!

Drappier si definisce “organic oriented” e la maison si sta convertendo per avere la certificazione: produce vini non filtrati e a basso contenuto di solfiti (fino ad arrivare all’estremo brut nature sans soufre).

Per tenere basso il quantitativo dei solfiti, in tutte le fasi delle vinificazione, si cerca di minimizzare il contatto con l’ossigeno, a partire dalla macchine pressatrici che fanno cadere il mosto nelle cisterne solo per gravità, alla scelta dei legni per l’invecchiamento dei vini, al fatto di non cambiare mai il contenitore in vetro per la seconda fermentazione, anche per i grandi formati di bottiglie.

Drappier – Carte d’Or Melchisedech

 

Quella che vediamo è la più grande bottiglia di Champagne mai prodotta: una Melchisedec equivalente a 40 bottiglie per 30 litri

 

 

 

 

 

Oggi la loro produzione è costituita da un 70% di Pinot Noir, 15% di Chardonnay, 13% di Munier ed un 2% di vecchie varietà che sono quasi totalmente scomparse dalla Champagne: Arbane, Petit Meslier, and Blanc Vrai una varietà che si trova anche in Borgogna ed è comunemente chiamata Pinot Blanc e che qui si usa chiamare Blanc Vrai perchè significa “veramente bianco”, infatti sia la buccia che polpa sono decisamente bianche.

Drappier è uno dei pochissimi produttori ad utilizzare tutte e sette le varietà per la sua produzione, in particolare il blanc de blancs Quattuor, vuole valorizzare questi vitigni dimenticati.

Altra caratteristica unica: Drappier usa un proprio lievitino biologico, registrato. E’ molto difficile che si possa registrare il brevetto di qualcosa di vivente come lo sono i lieviti: possiamo considerare questi lieviti come una firma dello champagne Drappier.

Il riposo sui lieviti va da un minimo di due o tre anni per il Carte d’Or fino a nove anni per il Grande Sendrée (oggi stiamo bevendo il 2008).

Il dosaggio finale è la liqueur d’expedition fatto di vecchio vino di champagne e zucchero di canna biologico dai Caraibi (Martinica). Chiaramente nel brut nature non verrà aggiunto lo zucchero, per il Carte d’Or si aggiungono 5-6 grammi di zucchero, mentre per il più dolce demi-sec si arriva a 35 g\l.

I russi, molto tempo fa, erano degli ottimi consumatori di demi-sec, oggi non più: il mercato richiede quasi esclusivamente Champagne secco.

OVUM Taransaud

 

Nella foto a fianco l’unica grande botte a forma di uovo: ce ne sono solo due in tutta la Champagne, ma Drappier è stato il primo ad averla. La forma è considerata quella ideale per la maturazione del vino poiché al suo interno si generano delle correnti, dei moti convettivi che conferiranno particolare eleganza al vino.

Il vino sarà differente se matura nella botte a uovo, o nella botte ovoidale verticale o orizzontale.

Nella foto sottostante possiamo notare delle nuove botti il cui legno arriva dalla “Forêt d’Orient” che, in Francia, sono uniche: non ci sono altre botti fatte con questo legno. Questa foresta, che apparteneva all’ordine dei templari (un potente ordine di cavalieri) è immensa e si trova non molto lontano, sempre nel dipartimento dall’Aube: Drappier ha avuto la possibilità di utilizzare alberi secolari per ottenere delle botti speciali in cui conservare i vini di riserva.

 

Drappier – Barrel

 

Dobbiamo pensare che Drappier produce ogni anno circa 75 vini diversi e l’anno successivo, tra Febbraio e Maggio, Michel decide le dosi che comporranno la cuvée (il blend).

E’ suo compito assaggiare tutti e 75 i vini, ciascuno anche dieci o venti volte: parliamo quindi di circa 3000-4000 degustazioni, rigorosamente alla cieca, da effettuare alla fine dell’inverno, solo dopo le quali Michel deciderà in autonomia la composizione della cuvée: prima di lui lo ha fatto per anni il padre André e il figlio, prossimo enologo, proseguirà la tradizione di famiglia.

 

L’anno scorso (2016) c’è stata una terribile gelata e Drappier ha perso circa l’80% del raccolto.

Anche quest’anno le cose non sono andate molto meglio: è andato perso circa il 50%-60% del raccolto, sempre a cause di gelate primaverili. Questo spiega l’importanza della gestione e conservazione dei vini di riserva, nonché dello stoccaggio di un gran numero di bottiglie che stanno maturando sui lieviti.

Ci viene poi mostrato qualcosa di veramente unico in Champagne: una botte di legno da Limoges.

Questo legno è molto poroso e permette all’ossigeno di attraversarlo: per questo motivo Drappier lo utilizza per la liqueur d’expedition che è composta da zucchero di canna, che viene sciolto nel vino fermo di Champagne (700 g/l: la quantità massima di saturazione oltre la quale lo zucchero non si scioglierebbe) per produrre un liquido molto dolce e mieloso. Questo liquido viene invecchiato dai 15 ai 20 anni e la si può considerare una vera propria essenza che utilizzata in piccolissime quantità conferirà ricchezza e morbidezza allo Champagne.

Drappier esporta in 98 paesi circa i due terzi della propria produzione. Lo champagne viene venduto spesso in piccole quantità: Drappier definisce la sua infatti una piccola maison. Anche l’Italia è assolutamente un mercato importante per Drappier: i primi paesi importatori sono Belgio, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e Stati Uniti.

 

Degustazione Drappier

Ora ci troviamo nel salotto di famiglia, molto elegante ed in stile neo-coloniale, con grandi finestre che danno sulla campagna circostante la proprietà. Ci sono molti altri ospiti ed il rumore di fondo non ci impedisce di goderci la degustazione degli Champagne Drappier eleganti e di territorio: il brut nature, il Carte d’Or, il rosè e il Quattuor.

Michel, che evidentemente ci ha preso in simpatia, si siede con noi per una chiacchierata informale, per sapere chi siamo e da dove nasce questa nostra passione, proponendoci un’ultima degustazione della sua cuvée de prestige Grande Sendrée, che lui stesso ci racconta essere il nome evocativo di un grande incendio divampato ad Urville nel 1838 ed in particolare di un appezzamento di terreno che fu completamente ricoperto di cenere (cendrée in francese significa incenerito): fu poi per un errore di ortografia che divenne Sendrée.

E’ il finale perfetto: la Grande Sandrée è champagne d’autore, in cui ritroviamo fusi magicamente e armoniosamente histoire, terroir et passion.

Michel Drappier & Somms

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