Sistema, biodiversità, progetto, innovazione, strada, direzione e mezzo sono le parole pronunciate da Enrico Rivetto che mi hanno più colpito nel corso dell’evento organizzato dall’AIS – Associazione Italiana Sommelier – di Torino, dedicato al produttore di Serralunga d’Alba.
Enrico Rivetto assegna all’etichetta “Azienda Agricola” un significato preciso: per esprimersi al suo massimo, l’agricoltura ha bisogno di essere un sistema integrato, un organismo che al suo interno presenta più specie e varietà che agiscono in simbiosi, rendendo il sistema più forte. Rivetto ha abbandonato anni fa il mito della monocoltura, oggi prevalente, e ha preso la direzione della creazione di un ecosistema, riassegnando la superficie che meritano ai boschi e ad altre coltivazioni. Fu una “…presa di coscienza della necessità di un cambiamento per un’agricoltura in sintonia con la natura, con la terra e con gli uomini…”
La creazione dell’ecosistema agricolo che immaginava Rivetto ha previsto che si piantassero alberi e piante diverse tra i filari, la coltivazione dell’orto e la costruzione di nidi per uccelli. Rivetto spiega la sua filosofia con le seguenti parole ”In passato ricercavamo l’equilibrio del vigneto, ora per l’intero ecosistema”. Ciò significa nessun diserbo chimico, il fermo no ai trattamenti antiparassitari sistemici, il rifiuto dei trattamenti chimici o fertilizzanti. Nell’azienda agricola si pianta orzo, avena e trifoglio tra i filari per rivitalizzare il terreno; si mantiene il suolo soffice per non stressare le radici delle viti, si usano corroboranti per ridurre l’impatto chimico e l’azienda produce il suo compost.
La visione globale cui lo obbliga un ecosistema, allena il produttore di Serralunga perché la risoluzione dei problemi che presentano le tante coltivazioni presenti lo preparano a risolvere i problemi della vigna, che resta l’attività principale dell’azienda.
Il giovane produttore langarolo non ama essere ascritto al mondo del biologico e del biodinamico, benché ne segua i principi, perché “….il biologico ed il biodinamico sono un mezzo e non il fine….” E aggiunge “…La strada non la conosco, ma la direzione sì, è chiara e ben definita…”. Quindi ricordatevi di Enrico Rivetto quando qualcuno vi dirà che la Langa è conservatrice per natura.
Le parole progetto e innovazione sono più specifiche della produzione dei vini aziendali, che sono il frutto della continua progettualità che Enrico Rivetto mette in campo e della pervicace attenzione all’innovazione, perché “…il vino è un progetto del produttore, lo strumento che permette al produttore di dare vita a ciò che ha in mente…”
Nessun stupore quindi se Rivetto ha aderito al progetto del Nebbione, ossia la spumantizzazione in metodo classico delle punte del vitigno nebbiolo, le meno adatte, si fa per dire, alla produzione di vini rossi importanti. Nasce Kaskal, il nome che Rivetto ha scelto per il metodo classico ottenuto dalle punte dei grappoli di Nebbiolo, che in antico Sumero significa “la strada che conduce al re”, etichetta di un percorso intrapreso per esplorare le potenzialità di un vitigno nobile, pieno di insidie ma da percorrere per raggiungere la qualità. In degustazione sia la versione che riposa 45 mesi sui lieviti, sia quella che si attende per 77 mesi. Bollicine che non hanno niente da invidiare ai loro cugini nazionali e transalpini, forse più adatte ad accompagnare il pasto e non gli aperitivi, in virtù della complessità, potenza e nobiltà del vitigno nebbiolo, caratteristiche che il grande vitigno regala anche alla sua versione spumantizzata.
In degustazione anche una selezione di alcuni Barolo prodotti da Rivetto. Si parte con il cru Briccolina, collina di 340 metri di altezza in Serralunga d’Alba, con esposizione ovest, sud ovest. Degustati i millesimi 2013, 2010, 2009 e 2008. Vini di colore ammaliante, che spaziano dal rosso rubino brillante con riflessi aranciati alle tonalità più profonde frutto dell’invecchiamento. Bouquet suadente di fiori e spezie; secco, elegante e sobrio al palato, con il famoso tannino di Serralunga che si presenta setoso e avvolgente. La struttura del vino è indicata per i lunghi invecchiamenti.
Presentato anche il Barolo Leon Riserva, millesimi 2003, 2004 e 2006. Il Leon è una particolare selezione di baroli della produzione aziendale che hanno mostrato, nelle varie degustazioni in botte, maggiore attitudine all’invecchiamento. Gli anni aggiuntivi di invecchiamento rendono i tannini più setosi e morbidi e il bouquet più intenso.
Quali gli abbinamenti consigliati con i Barolo di Enrico Rivetto? Chiunque abiti in Langa conosce già la risposta: carni rosse, selvaggina, formaggi erborinati, piatti col tartufo, bollito misto, preparazioni al civet, brasati. Ma se permettete che dica la mia, io li berrei anche da soli, in particolare il Briccolina. Il motivo? La sensazione di beatitudine provata al momento dell’assaggio, impossibile da descrivere; quindi fidatevi.
(Già pubblicato su LangheRoeroMonferrato.net)