Una cuvée al centro (città)!

Al centro di Parigi un gruppo di giovani “vignerons sans vignes” vinificano le loro cuvées a partire da uve acquistate nei territori vitivinicoli in della Francia. Una tendenza nata negli anni 60 negli Stati Uniti e oggi rifiorita in Francia.

Quando il fornitore di Pomerol ha visto l’indirizzo di consegna ha chiesto “Serve per un set?”. Nossignore, le sue uve andranno dritte verso un vero processo di vinificazione. Oui, monsieur, dans la Capitale. Lontano da ogni vigna? Sissignore, c’est ça.

Questa idea i californiani l’hanno avuta già più di 40 anni fa, e l’hanno messa in pratica. Oggi è diventata realtà in quasi tutte le principali metropoli americane, a Londra, a Hong Kong (a Chiavari, ancora prima dei Californiani, ma questa è un’altra storia, la storia di Bisson, quello degli ‘Abissi’, che vi racconterò la prossima volta).

Questa moda ha permesso a numerosi appassionati di fare del vino senza avere della terra, solamente comprando le uve da diversi viticoltori. In realtà da sempre i négociants fanno grossomodo la stessa cosa, molto più in grande e non proprio nella Capitale, però.

Queste nuove realtà inoltre permettono al consumatore cittadino di essere a tutti gli effetti il vicino di casa del produttore, di diventarne amico, di indagare e curiosare fra i metodi di produzione, funziona proprio così nelle caves urbaines. Qui si democratizza il vino, rendendolo un argomento di conversazione più conosciuto.

E’ noto che realtà vinicole in Parigi fossero sempre esistite ed erano realtà ampiamente produttive e necessarie. A partire dalla nota vigna di Montmartre, spostando la memoria presso le Chai de Bercy, paragonabili ai docks di molte altre metropoli, vediamo i commercianti in vino che assemblavano i vini, spesso con l’ausilio dei vini tannici algerini, che arrivavano sui battelli lungo la Senna, per tagliare i vini francesi. Ordinare un ‘Bercy’ significava ricevere una bottiglia panciuta simile ad una caraffa, di un ordinario e mediocre rosso. Queste realtà non brillavano per le loro azioni finalizzate per lo più ad approvvigionare gli svariati bistrots, cafés, restaurants, brasseries, enoteques..e presso cui dilagava il guadagno facile e il malcostume. Ma qui si installarono anche alcune realtà ricercate, presso la Cour de Saint Emilion, a Bercy, dove alcuni appassionati négociants importavano uve pregiate per servire una clientela esigente, e alcuni locali di lusso.

E’ proprio a loro che i nuovi giovani produttori di Parigi si ispirano, ricordando inoltre che sino al XIX secolo l’Ile de France era considerata la prima regione produttrice (vigne comprese) di vin de pays.

Matthieu Bossier, Vincent Durand, Emmanuel Gagnepain e Frédéric Duseigneur (5° generazione di viticoltori in Châteauneuf du Pape) sono i quattro soci che hanno fondato ‘Vignerons Parisiens’ in Rue de Turbigo al numero 35, nel terzo Arrondissement.

Matthieu Bossier spiega che si ispirano al fatto che Parigi è la città al mondo in cui si consuma (bene aggiungo) più vino. Aggiungendo a questo un po’ di egoismo ..’non avremmo avuto il coraggio di trasferirci fuori Parigi, è la nostra città, e noi l’amiamo’, questi ragazzi hanno avuto la pazienza di lavorare due anni prima di vedere realizzata la loro idea; ottenere i permessi per iniziare in modo del tutto regolamentare la loro attività non è stato semplice, ma grazie ad uno sforzo di creatività dell’amministrazione comunale la loro richiesta è diventata “domaine avec une cave déportée” (attività vitivinicola con cantina dislocata), spiega sorridendo Matthieu Bosser.

Per i Vignerons Pariens le cuvée create sono sia monovitigno, come la cuvée Turbigo 100% Cinsault, che assemblaggi, come la Lutèce (50% Viognier, 40% Grenache Blanc, 10% Roussane). La Turbigo è una cuvée gourmande, colore rubino profondo, frutti rossi (lampone) e peonia al naso, bocca rotonda, dalla bella morbidezza. Un vino la cui freschezza lo rende adatto ad ottimi abbinamenti. Ad oggi disponibile il 2015. Ottimo rapporto qualità/prezzo (13,90 euro, per chi fosse interessato..).

Le uve provengono da partner presso Visans, nel Nord del Rodano meridionale. Le parcelle selezionate sono in biodinamico, precisano, e la selezione dei grappoli è rigorosa. La relazione in questo caso con il fornitore è diretta, nel senso che sono soci anch’essi; in altri contesti, comunque, il rapporto di fiducia sta alla base dell’approvvigionamento e spesso i produttori si stupiscono nel ‘vedere’ i risultati finali.

Per qualsiasi opzione di vinificazione si scelga, il risultato è buono, si tratterebbe altrimenti solo di una buona operazione di marketing.

E’ chiaro, però, che queste attività, trovandosi nel cuore della Capitale, hanno la possibilità di legarvi uno spazio culturale e di svago. La ‘Vignerons Parisiens’ si trova nel pieno del Marais, qui Vincent Durand organizza corsi di degustazione e di vinificazione in cui mostra le barriques, le macchine imbottigliatrici, i fusti in acciaio, fa visitare la sua cantina sotterranea (chai en pierre de taille), attende i produttori per poter parlare con loro e indovinare nuove possibili cuvée, inoltre affitta i locali per serate di degustazione ed eventi privati.

Insomma, ‘Ce pas le bonheur qui fait l’homme mais sont ses idées qui font son bonheur’ (Napoleone Bonaparte, Parigino d’adozione).

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