Ramaz Nikoladze, profeta del kvevri

Nikoladze Marani

Da Ramaz Nikoladze non era previsto che andassimo ma, come talvolta, nella vita, accade, sono proprio i cambi di percorso all’ultimo momento quelli che ti segnano, nei ricordi, nella percezione, nelle idee.

Io e Ramaz Nikoladze
Con Ramaz sul balcone della sua casa

Siamo in Georgia, per l’esattezza nell’Imereti, la verde e rigogliosa regione subcaucasica occidentale, non lontano da Kutaisi.

Ramaz è un uomo di una schiettezza disarmante, di quelli che, sulle prime, sei costretto a studiare, cosa che, evidentemente, fa anch’egli.

Indugiamo, nella sua bella vigna biodinamica, ascoltando i suoi racconti stralunati sul tè di equiseto con cui coadiuva le funzioni vitali della vite.

qvevri o kvevri
Kvevri interrato nella cantina

Poi, lo seguiamo in cantina. Fa un caldo assurdo, ma nei kvevri, le anfore interrate a due metri sotto terra, la temperatura è perfetta.

Mi chiede quante bottiglie voglio bere. Gli rispondo, ovviamente, tutte quelle che mi vuol far assaggiare, perché sono qui per questo, per capire.

È il tardo pomeriggio di un giorno qualunque di mezza estate. Ci sediamo su sdraio di legno tra le galline che razzolano.

Nel giardino di Nikoladze
Ramaz Nikoladze

Ci conosciamo da mezz’ora. Siamo amici da tutta la vita.

Complice il nostro buon inglese, parliamo di tutto, partendo dal vino, arrivando a toccare i nodi cruciali del pensiero umano.

Ramaz Nikoladze è un uomo sopra le righe, di quelli che non dimentichi. Lo capisci quando ti racconta delle sue anfore, meglio dette giare (Ramaz mi ricorda la novella pirandelliana).

Lo comprendi anche meglio quando si arriva a parlare di Slow Wine e del Presidio del vino in anfora georgiano, nato dall’incontro con Carlo Petrini e Piero Sardo, nel contesto di Terra Madre, nel 2004.

Nel frattempo beviamo, di tutto, tanto. Tutti autoctoni, ovvio, tutti in kvevri, tutti macerati, quale più quale meno: Tsolikouri, Aladasturi, Dveleshavi, Tstska.

Tra tutti, è la Tstska che per me resterà l’indimenticabile, l’ultimo sorso per ricordare per sempre la Georgia e il suo vino ancestrale.

La Tstska di Ramaz Nikoladze è un amber pieno di fiori, frutta, tannini, acidità, corpo, persistenza e tanta, infinita emozione.

Era il vino che stavo cercando. È il vino che ho trovato.

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