Vinissage 2017, tra certezze e nuove scoperte

Anche quest’anno si è conclusa la fiera di Vinissage ad Asti, mercatino di Vignaioli che coltivano le proprie terre chi in biologico, chi in biodinamico nel profondo rispetto di Madre Terra.

La sede dell’evento è stata spostata in pieno centro storico, a Palazzo Ottolenghi, la location è bella, ma le piccole stanze non offrono la stessa ariosità della vecchia, dove gli espositori erano raccolti in un unico ambiente e i produttori potevano muoversi più liberamente.

All’entrata ci vengono regalati simpatici portachiavi in legno a forma di bottiglia prodotti dalla nuova FaberLab di Castigliano-Asti.

Iniziamo il giro dalla prima stanza e un po’ per caso, un po’ per fortuna, troviamo un’azienda che avevo già avuto modo di incontrare al Livewine di Milano, ma non avevo assaggiato quello che per me sarebbe stato il vino dell’evento, il loro Riesling! Mi riferisco all’azienda Aquila del Torre, cantina friulana di Savorgnano del Torre. Claudio Ciani, il capostipite, ci fa assaggiare inizialmente il Friulano 2015 e successivamente il Friulano 2012 da selezione parcellare il “Ronc di Meiz” fatto con viti che hanno oltre 50 anni, poi si prosegue con il Riesling 2014, piantato in un vigneto in mezzo al bosco sulla collina più alta dell’azienda circa 250 mt sul livello del mare. Al naso, timbro di idrocarburo netto ed in bocca un’acidità che lascia pensare ad un invecchiamento infinito. Terminiamo la degustazione con un altro dei suoi capolavori, il Picolit, di cui dispone di ben 4 ettari vicino al bosco. Al momento del saluto, ci invita calorosamente ad andarlo a trovare in azienda per farci vedere il posto da cui provengono i sui prodotti.

Proseguiamo il viaggio e gli assaggi andando nelle Marche dove l’azienda Tenuta San Marcello ci sorprende dapprima con il Cipriani 2015, un Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico DOC Superiore, e successivamente con un ottimo rosato di Lacrima, dal divertente nome di Petaloso.

Sempre in questa regione proviamo una chicca, il vino stracotto Occhio di Gallo dell’azienda David Tiberi. Un vino tipico di Loro Piceno fatto con quattro uve: Verdicchio, Trebbiano, Montepulciano e Sangiovese. Il nome deriva dal colore del vino che appunto ricorda quello dell’occhio del gallo. Il processo produttivo per ottenere questo vino prevede, una volta ottenuto il mosto, una cottura su fuoco vivo ed in fine un affinamento in botte. Le annate vanno dalla più recente 2004 alla più vecchia 1964.

Allo stand della Liguria ho provato il Rossese di Dolceacqua del vigneto Apicella dell’azienda Ros Marinus, coltivato a circa 450 mt sul livello del mare, vino di buon carattere e tipicità.

In Oltrepo Pavese consiglio gli ottimi vini ancestrali da Pinot Nero dell’azienda Castello di Stefanago. Il proprietario, durante la degustazione ha spiegato cosa fosse il Metodo Ancestrale. In pratica le uve vengono raccolte a piena maturazione e la fermentazione si arresta con l’arrivo dei primi freddi quando è ancora presente un residuo zuccherino. L’arrivo della primavera favorisce il risveglio dei lieviti che, lentamente, completano la trasformazione degli zuccheri in alcol; parte così la seconda fermentazione in bottiglia e trascorsi 18, 24, 30,40 o più mesi , a seconda degli spumanti ,si procede alla “sboccatura” a mano.

Gli assaggi proseguono con un produttore pimontese bizzarro che presenta i suoi vini in bottiglie con tappi a corona come fossero birre, il suo nome è Maurizio Ferraro. Due sono le proposte: Secondomebianco e Secondomerosso. Il primo è un blend: 50% di Chardonnay e 50% Grignolino vinificato in bianco, mentre il secondo è 80% Ruchè e 20% Grignolino con un piccolo residuo zuccherino che viene voglia di bere a secchiate.

Nella stanza successiva mi imbatto in un vino interessantissimo di nome le Grive dell’azienda Forteto della Luja, un vino composto da Barbera e Pinot Nero e affinato per circa sei mesi in piccole botti di rovere (carati).

Tra le tante Barbere assaggiate quella che mi ha davvero impressionato è il Barla dell’azienda Case Corini, vigne di oltre 90 anni regalano un vino di una precisione e di un eleganza assoluta.

Un altro vino di grande rispetto l’ho assaggiato allo stand dell’azienda Cascina i Carpini il nome di questa bottiglia, La Fine del Mondo, non è proprio dei più umili, ma devo dire che rende bene l’idea. Questo vino è stato prodotto solo due annate la 2007 e la 2011 e per fare questa bomba enologica viene selezionato un solo grappolo di Barbera di ogni filare a fine novembre. Il risultato è di una complessità pazzesca, vi consiglio di prenotare una visita in azienda, non ne rimarrete delusi.

Finisco il mio giro di fiera con l’azienda Cascina Bandiera dove un’anziana signora mi fa fare una verticale di un vino bianco partendo dalla 2013 fino alla 2006 solo a fine degustazione mi svela che quel vino misterioso era Chardonnay in purezza. Uno Chardonnay totalmente fuori da ogni schema, provare per credere.

I produttori che hanno partecipato a questa Fiera che si rinnova ogni anno sono tanti, troppi da descrivere tutti, ma non possono non menzionare lo storico Marino Colleoni con il suo meraviglioso Brunello e la sua Ansonica, l’azienda Crealto con il loro Grignolino da sogno e l’azienda Fenech con la Malvasia secca e dolce e da poco anche con uno splendido nuovo entrato, il Corinto Nero.

Il Vinissage regala sempre dei bei momenti di convivialità e riflessione, dove le tante certezze che si hanno, si perdono e ci si imbatte in personaggi incredibili che hanno voglia di sperimentare e mettersi continuamente in gioco, allo scopo di regalare nel bicchiere gocce di territorio nel rispetto più assoluto della natura.

Un pensiero su “Vinissage 2017, tra certezze e nuove scoperte

  1. Ringraziando per aver apprezzato la nostra Barbera Barla 2012 saremmo lieti di potervi ospitare presso la Nostra Azienda.

    cordialmente
    Luisa e Guido Corino
    Case Corini Sas Strada San Martino, 8 14055 Costigliole d’Asti (AT)

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