I FLORIO e la Storia del Marsala – Prima Parte

Se dovessimo ricercare le radici storiche del Marsala, l’azienda da cui partire è Florio.

Visitammo questa famosa cantina la scorsa estate previa prenotazione.

Fummo accompagnati nel giro da una ragazza molto gentile e sorridente che ci fece rivivere gli anni che furono.

Ma iniziamo la storia, come per Biondi Santi, noi di WonderlandWine amiamo lasciare al lettore la possibilità di rivivere la nostra stessa esperienza non alterando le parole della guida, pertanto, buona lettura.

“Questa sala, è la sala grandi tini, potete facilmente immaginare il perché. Questi tini sono tutti pieni, anzi vi dirò di più, le botti che vedrete oggi sono tutte piene perché la cantina è in funzione.

E’ una cantina viva, in fermento ed è anche possibile che troviate degli operai che stiano lavorando.

In questi tini c’è il Marsala Fine, Marsala che invecchia soltanto un anno che, per intenderci, è il marsala da cucina, il Marsala che viene venduto all’industria.

Avete mai mangiato la fiesta della Ferrero? Perché è così buona? Perché c’è il Marsala che invecchia in questi tini.

Tra l’altro, il più grande di tutti, ha più di un secolo, ed è ancora in funzione, ed è stato presentato all’esposizione di San Francisco nel 1915.

Ma facciamo un passo indietro nella storia.

Nel 1773 un imprenditore inglese John Woodhouse a causa di una tempesta, approdò a Marsala.

Aspettando che il tempo migliorasse, decise di andare a bere in una bettola e bevve un vino buonissimo che si chiamava Perpetuum.

Il Perpetuum era un vino “perpetuo” che si rinnovava di anno in anno, aggiungendo del vino nuovo dall’alto della botte e prendendo quello vecchio dal basso. In questo modo si continuava a mischiare il vino, per questo motivo il vino si chiamava perpetuo.

A John gli piacque da morire e decise di portarselo in Inghilterra addizionando dell’alcol alle botti con il vino, in modo da poterlo preservare dalle alterazioni del viaggio.

Arrivato in Inghilterra, aprì le botti, e scoprì che era diventato ancora più buono.

Quindi tornò a Marsala e iniziò a produrre questo vino fatto da vino bianco e alcol che chiamò Marsala. Dopo di lui altri inglesi lo seguirono perché videro delle possibilità di sostituire il Porto.

Gli Ingham ed i Whitaker si trasferirono qui, in questa stessa strada e aprirono le cantine uno a destra e uno a sinistra probabilmente per non rubarsi i segreti tra loro.

Il primo italiano però a occuparsi di Marsala fu Vincenzo Florio che tra il 1832 e il 1833 fece costruire questa cantina.

Ora proseguiamo verso sala Garibaldi.

Nel 1862, quindi 30 anni dopo la costruzione della cantina, Garibaldi, di ritorno in Sicilia, decise di visitare i Florio e donar loro queste spade, questa baionetta, il cannone e 24 fucili per ringraziarli del sostegno che aveva ricevuto durante lo sbarco.

Sostegno sia economico che politico.

Tra l’altro Garibaldi degustò alcuni vini dei Florio. Tra tutti gliene piacque tantissimo uno, molto molto dolce. Ragion per cui, chi lo criticava, cominciò a dire che Garibaldi non capisse nulla di vino e che probabilmente fosse anche astemio, perché il vino dolce piaceva solo alle donne.

Per lui, i Florio, cominciarono a produrre questo Marsala chiamandolo Marsala DG che vuol dire Dolce Garibaldi.

Ma lui non fu l’unica persona influente con cui i Florio ebbero rapporti.

Partiamo dall’origine di questa famiglia.

Questa famiglia, di origine calabrese, aprì una farmacia a Palermo vicino allo storico mercato della Vucciria dove producevano e commercializzavano il chinino, un farmaco per la malaria.

Infatti, il simbolo dei Florio è il Leone che beve acqua con foglie di chinino per star meglio.

E proprio questo simbolo, aiutò i Florio a commercializzare gli alcolici negli Stati Uniti durante il proibizionismo, perché il Marsala con questa etichetta e la scritta “Hospital Size Marsala Tonic un bicchierino pieno due volte al giorno” passò per un medicinale, ed entrò negli Stati Uniti saltando i controlli.

Non era soltanto la farmacia che aveva reso questa famiglia così ricca.

I Florio avevano le tonnare, la filanda, le miniere di zolfo e tante ville tra cui la famosissima villa Igea a Palermo.

Questo impero fu costruito dalle prime due generazioni: Vincenzo e Ignazio.

Ma venne distrutto dalla terza.

I due fratelli Vincenzino e Ignazio Junior si suddivisero due passioni: motori e donne.

Vincenzino, fu l’inventore della storica Targa Florio, la corsa automobilistica per le Madonie che era molto pericolosa, tanto da essere stata interrotta per alcuni anni; da poco ha compiuto il centesimo anniversario.

Ignazio Junior invece, era un noto Don Giovanni.

Ignazio aveva sposato Donna Franca esponente dell’aristocrazia in declino.

Da questo matrimonio, con questa donna bellissima, nacque un figlio che purtroppo morì da piccolo, si dice, avvelenato dalla puericultrice.

Donna Franca, era una donna dedita alla cultura e alle arti e aveva un tenore di vita molto elevato.  Essendo una donna molto bella, D’annunzio le dedicò delle poesie, Boldini la ritrasse in un quadro con una collana lunghissima di oltre sette metri con più di trecentosessanta perle. Collana meravigliosa, che tutte le donne le invidiavano, compresa la regina, che per questo le chiese di accorciarla, ma se avesse saputo che ogni perla rappresentava un tradimento del marito forse non avrebbe invidiato così tanto.”

 

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