La storia della famiglia Giordano risale ai primi anni ’30, quando Giovanni, padre di Luigi, si limitava a coltivare e commercializzare le uve prodotte. Solo alla fine degli anni ’50, Luigi decise, a causa del crollo del prezzo della materia prima, di dare vita a un’azienda agricola che potesse vinificare le proprie uve e creare le proprie etichette.
Oggi l’azienda è cresciuta e possiede circa sette ettari e mezzo in Cru prestigiosi come: Cavanna, Asili e Montestefano, Ronchi e Ovello.
I primi tre Cru vengono vinificati separatamente, mentre gli altri due, essendo vigne troppo piccole, vengono vinificate assieme e utilizzate per le magnum di Barbaresco.
La prima bottiglia con menzione geografica ad essere vinificata fu il Cavanna nel 1971. Un piccolo Cru ai piedi del paese con esposizione completamente ad Ovest.
Ci ospita in cantina Matteo Rocca il giovane enologo di questa storica azienda e nipote di Luigi.
Alla fine di un’ampia conversazione sul territorio, iniziamo la degustazione con il Barbaresco Cavanna 2014: un vino che, all’olfatto, si presenta con delle evidenti note speziate, per poi proseguire su accenni di liquirizia e fiori rossi e un frutto che si affaccia dal bicchiere solo qualche minuto più tardi. In bocca è dotato di una buona struttura, con un tannino asciutto e lievemente ammandorlato. Interessante il finale, non solo per la lunghezza aromatica, ma soprattutto per un chiaro rimando di arancia amara.
Il secondo bicchiere è il Barbaresco Asili 2014: al naso si mostra ben diverso dal Cavanna, esprimendosi con intensi sentori di frutta rossa, tè al limone e petali di viola. Al palato si distingue per l’incredibile eleganza regalata da un delizioso tannino felpato e da una freschezza che invoglia a bere ancora. Notevole l’estensione nel finale.
Il terzo bicchiere è il Montestefano 2014: si apre con un sentore dolce di zucchero filato, rosa selvatica, spezie e ricordi di tostatura. In bocca è meno aggressivo di altri Montestafano assaggiati in altre occasioni, si pone in maniera meno austera e quasi pronta, impalcatura tannica ancora importante, ma già in grado di regalare una grande piacevolezza di beva, nonostante la giovinezza.
Alla fine della degustazione, Matteo, ci delizia di un prodotto relativamente nuovo in casa Giordano: lo Spumante Brut Metodo Classico.
Le uve utilizzate per produrre questo piccolo gioiellino provengono dalle vigne di Cavanna con esposizioni Nord/Ovest.
La rifermentazione in bottiglia è di circa 18/20 mesi, questo per poter permettere ai profumi varietali di potersi esprimere al meglio ed evitare che sentori più evoluti (lievito e crosta di pane) possano essere troppo coprenti.
L’approccio olfattivo è elegante con note floreali di petali di rosa e piccoli frutti rossi. In bocca la bollicina è cremosa ed esalta alla perfezione le sensazioni che abbiamo percepito al naso. Uno Spumante che ci convince a pieno e con rapporto qualità/prezzo da non credere.
Matteo, grazie all’entusiasmo che mette nel descrivere il suo lavoro, è in grado di coinvolgere qualsiasi ascoltatore. Durante il suo racconto apre una cartina di Barbaresco e ci mostra le posizioni delle sue vigne mimando con le mani le inclinazioni delle colline, ci spiega i terreni, le esposizioni ed è bello sentirlo omaggiare suo nonno Luigi, grandissimo conoscitore di Langa, per i suoi insegnamenti. La visita da Luigi Giordano è una tappa fondamentale se si vuole capire meglio questo territorio e Matteo è l’esempio di quella bella gioventù che continuerà a rendere importante la storia di questa famiglia.