Baia’s Wine, dalla Georgia, tradizione e competenza

Baia Abuladze

Baia Abuladze ti incanta con un sorriso capace di svelare cinque millenni di storia del vino. La incontro nell’Imereti, nelle colline a sud di Kutaisi, dove gestisce insieme alla famiglia l’azienda agricola e agrituristica Baia’s Wine.

Cartello Baia's Wine

Baia ha ventitré anni e una padronanza del suo mestiere a dir poco invidiabile: conosce la vigna, la cantina, il processo produttivo, ma, soprattutto, sa cosa significa lavorare oggi in questo mondo, coscché ha studiato management e in un inglese oxfordiano sa spiegarti le dinamiche commerciali che la sua piccola azienda sta mettendo in atto per crescere.

Parentesi, crescita, in Georgia, significa necessariamente export perché, un po’ come in certe regioni del nostro Meridione, il vino lo si fa ancora tutti in casa o lo si compra, al più, in damigiana. Per di più, l’oltre mezzo secolo di ingerenza sovietica ha quasi cancellato la storia ancestrale della vinificazione in anfora.

Tutte queste cose sono ben note ai giovani produttori georgiani che stanno puntando, appunto, sulla riscoperta delle tecniche di una volta, per non dire di sempre, quelle non industriali, insomma. E così, questa solare ragazza ti fa innamorare della sua vigna e dei suoi vini con una semplicità che non nasconde l’abilità che deriva dall’aver studiato e messo in pratica ciò che si è appreso.

Vigna di Baia

Nella piccola e ordinatissima vigna si pratica agricoltura biologica. Scoprirò poi che, qui in Georgia, il biologico è stato frutto di una naturale “ignoranza” che ha letteralmente portato le piccole aziende a ignorare (o a non potersi permettere) l’uso di altro all’infuori del preparato bordolese, rame e zolfo, quindi.

In cantina ci viene imbandito un tavolo con letteralmente ogni ben di Dio, un pranzo tradizionale georgiano con shoti (pane cotto nei forni di terracotta), katchapuri (pizza ripiena di formaggio), involtini di melanzane e noci, pollo con le spezie rosse, insalata al coriandolo. Seguendo quelli che sono i canoni dell’ospitalità georgiana, anche Baia mangia con noi, mentre assaggiamo i suoi prodotti:

  • Krakchuna 2017, bianco monovitigno, floreale (fiori bianchi) e fruttato (pera). Cinque mesi in qvevri, poi affina in acciaio.
  • Un blend di Krakchuna (20%), Tstska (20%) e Tsolikouri (60%) 2017, vinificato in uvaggio e senza macerazione sulle bucce.
  • Alatasturi 2017, rosè molto carico, leggermente aromatico e vinoso, con note di ciliegia e spezie dolci, tra la cannella e il cardamomo.

Prodotti Baia's Wine

L’azienda produce appena 4.000 bottiglie. Fanno uva e vino da tre generazioni. Un tempo vendevano le uve. Poi Baia ha fatto sì che l’azienda si indirizzasse alla produzione di qualità, a cominciare dall’uso dei calendari lunari tradizionali e dalla vinificazione in qvevri, che qui, in Imereti, si chiamano tchuri.

Il motto di Baia è “People is like wine, flexible”.

Finiamo il pranzo con l’immancabile thcatcha, l’alcolicissima grappa georgiana, un po’ dura quella bianca, un po’ amaricante quella ambrata, a doppia distillazione, ammorbidita dalle chips.

Baia mi rilascia una bella intervista (in inglese) in cui spiega molte cose relative alle tecniche di cantina tradizionali.

Terminiamo la sosta visitando anche la pensioncina, ricavata nella casa padronal, costruita nel Novecento in uno stile “continentale”, ma con pareti interne foderate di legno. Molto suggestiva nel suo genere.

Lo confesso, ho un sogno: tornare qui a fare una vendemmia. Sarebbe davvero meraviglioso!

2 pensieri su “Baia’s Wine, dalla Georgia, tradizione e competenza

  1. È meraviglioso scoprire con le tue winetravelling stories luoghi, tradizioni, vite e civiltà che chissà se mai avremo occasione di conoscere. Bravo Pierluigi!

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