L’Alsazia non è solo caratterizzata da paesaggi fiabeschi da cartolina e vento sferzante tra i capelli, ma ha anche una tradizione enologica di grande spessore.
Recentemente ho avuto l’occasione di visitare la zona di Colmar, chiamata la ‘Petite Venise’ di Francia.
I ‘domaine’ alsaziani sono generalmente piuttosto piccoli e sorgono su un terreno ricco di silice, calce e magnesio: questo spiega l’unicità dei prodotti alsaziani nel panorama dei vini bianchi.
Il domaine Paul Blanck è localizzato nel piccolo paesino di Kientzheim e produce vino dal lontano 1620: su 35 ettari vitati, ben il 50% è situato nelle Grand Cru Schlosseberg, Furstentum, Mambourg, Sommerberg e Wineck-Schlosseberg.
Una volta prenotata la degustazione, mentre all’esterno soffiava vento e pioggia, si viene accolti in una stanza dove regna il legno, botti vecchie di duecento anni e un susseguirsi di bottiglie renane. Si è superata presto la mia scarsa conoscenza del francese (l’inglese non lo sanno parlare in molti) quando si inizia a ‘gouter’ quasi tutte le 35 varianti prodotte.
L’assaggio inizia con “les classiques” e “les cepages oblie” (le uve dimenticate): tra gli altri si distingue il Muscat d’Alsace, fresco e persistente.
Passiamo poi a testare les crus. Siamo in terra di Riesling (Patergarten), Pinot gris (Patergarten) e Gewurztraminer (Altenbourg): tutti e tre si caratterizzano dalla spiccata mineralità e freschezza, con una diversificata persistenza.
Con Les Grands crus la musica cambia: i nasi si affinano, la bocca si ammorbidisce. Meraviglioso è il confronto tra Riesling Schlossberg e Riesling Furstentum: il primo al naso ricco di frutta matura e sasso bagnato, con un bel retrogusto zuccherino in bocca; il secondo con sentori intensi di idrocarburi e acqua salata, elegantissimo. Analogo confronto tra Gewurztraminer Furstentum, complesso ed equilibrato, e Gewurztraminer Mambourg, che non ha la stessa rotondità.
Concludiamo il viaggio con il Pinot Gris Altenbourg Les Vendanges Tardives. Parlare di questo vino richiama alla mente il giallo dorato corposo sul bicchiere, il miele e l’affumicato, la dolcezza e il perfetto equilibrio con l’acidità.
Con acquolina in bocca, quest’ultimo vino è perfettamente abbinabile con foie gras e mele caramellate mangiato la sera successiva.