Mercato FIVI Piacenza 2018: che boom!

FIVI

Scusate il titolo un po’ altisonante, ma veramente quest’anno il mercato dei vini dei viticoltori i dipendenti ha superato ogni più rosea aspettativa in parecchi campi: presenti circa 600 espositori su un totale di  circa 1100 soci in Italia, afflusso incredibile di visitatori, vendita di vini come mai si era vista, presenza di tantissimi giovani  sia come clienti che come espositori, tantissime donne.

Il padiglione che storicamente ospita la manifestazione è stato quest’anno interamente dedicato al vino, spostando cibo e altre bevande nel padiglione attiguo, dove al centro sono state posizionate tantissime panche accanto ai numerosi tavoli, in modo che ci fosse sempre possibilità di mangiare seduti. Ottima organizzazione.

I grandi carrelli erano presi d’assalto nella zona di noleggio, e poi si muovevano tra gli stand dei viticoltori carichi di cartoni di vino, spinti da gente soddisfatta.

Tra i tanti viticoltori presenti con ottimi vini, scrivo di alcuni, senza la pretesa di fare una selezione qualitativa o una classifica.

Claudio Terzoni, da Bacedasco Alto, provincia di Piacenza, produce un ottimo ortrugo, vino bianco prettamente a diffusione locale da vitigno omonimo; lo produce sia fermo che frizzante, e sottopone preventivamente i grappoli raccolti ad un processo di abbattimento forzato della temperatura, che loro chiamano Crioestrazione Aromatica: attraverso il congelamento della buccia degli acini ottengono una modifica della componente della polpa immediatamente sotto la buccia, risultante in una migliore estrazione degli aromi.

Sara&Sara sono a Savorgnano del Torre, nella zona nord dei Colli Orientali del Friuli. Il loro Crei, passito da uve Picolit, è una perla rara. Hanno deciso, in  una terra soggetta a molte piogge, di lavorare in regime biologico, e producono anche interessanti Verduzzo e Refosco: bravi!

Silvia Imparato amava il Bordeaux, e aveva allo stesso tempo la convinzione che l’Aglianico fosse un vitigno in grado di produrre grandi vini: da questo connubio è nato il Montevetrano, da Cabernet Sauvignon, Merlot ed Aglianico; un vino in grado di sfidare il tempo.

Luca Orsini è un romano di origine e toscano di adozione che produce Chianti con solo Sangiovese, per dimostrare l’abilità del vignaiolo ad assecondare le stagioni senza dover fare particolari interventi in cantina.

Vosca, a Cormons, in Friuli, interpreta il Friulano in modo che abbia un lungo finale ammandorlato.

Elena Fucci, a Barile, provincia di Potenza, produce un solo vino, Titolo, Aglianico del Vulture: idea nata nel 2000 per salvare i vigneti di famiglia dalla vendita, trasmette già al naso interessanti note minerali, quasi sulfuree.

Tornando al nord, a Lonato del Garda, l’azienda Perla del Garda produce un Lugana molto profumato in diverse versioni (anche bio e frizzante), imbottigliando in una bellissima bottiglia.

E non posso finire senza citare, da buon piemontese, una azienda del tortonese, Fiordaliso. È condotta da Alessandro Bressan con l’aiuto della infaticabile mamma Rosanna e dal 2013 produce un timorasso che, di anno in anno, riesce a produrre con sempre miglior qualità. Il 2016, pur essendo un bambino in termini di possibile evoluzione, esprime già note piene di frutta, fiori gialli e nel contempo in  sottofondo l’idrocarburo fa capolino, come per i migliori timorasso. La sua Croatina in bocca è lunga e croccante, sentori di amarena che richiedono un secondo sorso per goderne di nuovo il piacere. Se aggiungete che Rosanna produce anche ceci e fa la marmellata di pesche (la zona di Volpedo, oltre che per il pittore Pelizza, è famosa per le pesche), non resta che andarli a trovare.

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