Vitalba Tremonti, dal camino al mare

Vitalba Tremonti Albana

Ci sono cose che sono difficili da spiegare. Specie quando, a livello emotivo, si generano dei conflitti. Eh no, non è l’incipit di un romanzo d’amore questo, ma di un assaggio.

Quando abbiamo davanti un bel bicchiere con del buon vino dentro, aspetto, odori e sapori, spesso, aprono scenari d’ogni genere. È Il colore, per primo, a raccontare qualcosa. Un giallo dorato, come quello del Vitalba Tremonti, ovvero una magnifica albana vinificata in anfora georgiana, per esempio, ci sta dicendo che ciò che abbiamo davanti potrebbe essere qualcosa di dolce, come un passito, qualcosa di avvolgente, caldo, intenso.

La confettura, l’immagine di ambienti caldi potrebbero essere già un indizio di quello che il palato si sta preparando a degustare. E gli odori poi. Anche al naso, arriva forte il sentore di frutta matura, camomilla, addirittura burro e vaniglia, tutti elementi che incantano, restituiscono un senso di appagamento, di ritorno alla terra. Un’esperienza che riporta direttamente a contesti familiari, spesso mai vissuti, come se in un tempo e in luogo lontano, ci si sia trovati a dialogare con quel bicchiere, davanti a un camino, in una sera qualunque di un inverno qualunque. Un vino, quindi, con il quale si potrebbe instaurare la routine di un incontro piacevole e voluto.

E invece, qualcosa ancora, ci dice che non è così che questa storia andrà a finire. Ed ecco l’inaspettato. Mentre si porta il bicchiere alla bocca e, al naso, continua ad arrivare tutta la dolcezza di questo mondo, il palato, scorge già al primo sorso, che no, non c’è nulla di dolce, non c’è nulla che possa essere annoverato fra i più classici sapori di un vino da abbraccio caldo, da camino, da soliloquio.

Una ondata di freschezza, spiazza qualsiasi proiezione. Si dispiega lentamente un’improvvisa nota tannica che mette in discussione qualsiasi aspettativa.

Questo contrasto destabilizza, è vero, ma ci aiuta a capire che l’assaggio non è un atto meramente pratico, è un mondo al quale affidarci e dove possiamo davvero creare ulteriori mondi su cui approdare.

Ed è qui che ritorniamo al nostro incipit, a quel contrasto emotivo che ci fa passare dal camino, dalla routine, a qualcosa che è altro. È una cena estiva, sul mare, con gli amici, o anche da soli, purché di fronte ci sia una Albana e un orizzonte che sa di sale.

 

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