Un Barbaresco sotto la Torre

Barbaresco - Gigi Bianco - Degustazione

A distanza di qualche mese, dopo aver partecipato a una bellissima serata sul Barbaresco condotta dal vulcanico Davide Panzieri, responsabile Piemonte della guida Slow Wine, su suo consiglio mi dirigo da Torino verso le Langhe con la mia compagna, allo scopo di andare a pranzo nella storica Osteria Antica Torre, dove è possibile mangiare tra i migliori tajarin del Piemonte e visitare una delle aziende più antiche del Barbaresco, l’azienda Gigi Bianco.

Guardando in direzione della torre medievale di Barbaresco, l’osteria la si trova alla sua destra, mentre la cantina Gigi Bianco alla sua sinistra.

Dopo aver apprezzato non poco i famosi tajarin, ci dirigiamo verso l’azienda dove ci accoglie con gentilezza Max, un collaboratore della famiglia, che è stato informato del nostro arrivo dalla signora Maria Vittoria,  moglie di Gigi, scomparso qualche anno fa.

La sala degustazioni ha un aspetto caldo e familiare, su un grande tavolo di legno Max ci fa trovare le bottiglie pronte per l’assaggio.

L’azienda Gigi Bianco è stata fondata nel 1870 ed è tra le più antiche di Barbaresco, ad oggi possiede quasi 3 ettari vitati tutti nello stesso Comune.

Le vigne si trovano sulle due colline di Ovello e di Pora, dove, oltre alle uve destinate al Barbaresco, si coltiva anche un po’ di Barbera e un po’ di Dolcetto.

Dopo poco, ci raggiunge anche la signora Maria e iniziamo la degustazione con il Dolcetto 2015.

La bottiglia ha in etichetta il dio Bacco e la signora ci racconta che è un quadro che è stato donato a Gigi da parte di un famoso pittore svizzero con dedica: “A Gigi Bianco, Commendatore del vino”. Mi piace scorgere nei suoi occhi l’orgoglio di quel marito che ha fatto la storia del Barbaresco e che, nonostante l’assenza, continua a vivere grazie agli aneddoti e ai suoi vini.

Subito dopo abbiamo assaggiato due Barbere la 2013 e la 2014.

La prima realizzata soltanto in acciaio, mentre la seconda affinata in legno e con un anno in più di invecchiamento. Questo perché come filosofia l’azienda preferisce interpretare l’annata e non dare prodotti standardizzati. Il 2014, ad esempio, è stato un anno che ha dato una Barbera molto alcolica, che necessitava di fare un po’ di legno per avere maggiore struttura ed equilibrio, cosa di cui non aveva bisogno la 2013.

Gli assaggi sono proseguiti con un ottimo Nebbiolo 2013 per poi approdare ai meravigliosi Barbareschi 2012: Ovello e Pora.

Il cru Ovello si trova dietro la torre medievale ed il terreno ha una prevalenza di sabbia, rispetto al Pora che si trova a circa mezzo km in direzione di Alba e ha un terreno più calcareo, esprimendo anche nel bicchiere un carattere più austero. Entrambi gli appezzamenti si trovano a circa 250/300 metri slm con esposizioni a sud/sud-ovest per Ovello e sud/sud-est per il Pora. Le vigne sono vecchie di oltre 50 anni.

A primo impatto il Barbaresco Ovello 2012 si caratterizza per un ventaglio olfattivo già definito e ben sviluppato, un vino che sin da ora sa regalare grandi emozioni con delle dolci note di confettura di prugna e ciliegia, petali di rosa, scorza di arancia e sbuffi di cipria. In bocca stupisce per finezza ed eleganza con un equilibrio che regala grande piacevolezza di assaggio.

Il Barbaresco Pora 2012 al naso è ancora contratto, si concede, ma fino ad un certo punto; è un vino che promette grandi soddisfazioni in divenire, per i più che sapranno aspettare. In bocca la struttura è ben presente, supportata da freschezza e sapidità con un tannino gustoso e ancora scalpitante.

Prima di congedarci, chiediamo a Max di mostrarci la suggestiva barricaia che si trova a ridosso delle torre medievale. La cantina è ordinata, con le botti più grandi disposte sul lato destro della stanza, mentre le barrique su quello sinistro. Entrando in quel luogo, ho avuto la sensazione di fare un salto nella storia, un tuffo nella tradizione, come varcare un portale per rivivere le persone che hanno contribuito a rendere grande questa meravigliosa azienda famigliare.

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